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Vita di Berezovoy
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Edizione unica e originale del diario scritto dal 22 giugno al 29 novembre 1982 dal Comandante della spedizione Elbrus, 51o Pilota, cosmonauta ed eroe dell'Unione Sovietica.

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STORIA

stazioni spaziali Salyut Salyut-7

Stazioni Spaziali SALYUT

Dopo l'invio di un uomo nello spazio e la conquista della Luna, il successivo obiettivo nella corsa allo spazio tra USA e URSS è la progettazione di stazioni spaziali, ovvero di avamposti orbitanti attorno a un pianeta.

Con l'inizio dell'era spaziale, le stazioni orbitanti si caratterizzano come strutture di medio-grandi dimensioni destinate a permanere a lungo in orbita attorno alla Terra e a ospitare equipaggi di astronauti, numericamente differenti in funzione della dimensione della stessa, impegnati a svolgere sperimentazioni scientifiche e programmi di diversa natura (osservazione dell'Universo e della Terra, biologia e fisiologia umana, analisi dei materiali e della fisica dei liquidi etc.)

L'Unione Sovietica, dopo la delusione del primo allunaggio americano e forte della realizzazione della capsula Soyuz quale veicolo di collegamento per il trasporto in orbita degli astronauti, il 19 aprile 1971 mette in orbita il primo prototipo di stazione spaziale, la Salyut-1.

Solo due anni più tardi anche gli Stati Uniti raggiungono l'obiettivo, lanciando il 14 maggio 1973 lo Skylab.

La Salyut-1 è la prima stazione spaziale in assoluto, ma l'equipaggio, composto dai cosmonauti Shatalov, Yeliseev e Rukavishnikov, esegue con la capsula Soyuz-10 solo una manovra di aggancio, senza potersi trasferire all'interno della nuova stazione spaziale: l'aggancio meccanico riesce alla perfezione ma fallisce il collegamento ermetico tra i due velivoli spaziali.


Aprile 1971. I cosmonauti Shatalov, Yeliseev e Rukavishnikov tentano il primo aggancio con la Salyut-1

La prima visita ufficiale a bordo della stazione avviene a brevissimo tempo dal primo tentativo, quando il 6 giugno 1971 a bordo della Soyuz-11 i tre cosmonauti Dobrovolsky, Volkov e Patsayev effettuano con successo l'aggancio, il "docking" con la Salyut-1, e realizzano il primo record di permanenza in orbita (24 giorni). Ma il successo ottenuto termina in una tragedia: dopo l'atterraggio, all'apertura della capsula, i tre cosmonauti, che non indossano le tute spaziali, vengono trovati senza vita, vittime della depressurizzazione durante il rientro in atmosfera a causa di una valvola di scarico rimasta aperta.


Giugno 1971. I cosmonauti Dobrovolsky, Patsayev e Volkov, i primi "abitanti" della stazione spaziale Salyut-1 per 24 giorni, tragicamente periti al rientro

Il programma sovietico, iniziato nel '71, subisce una vera battuta di arresto dopo questa tragedia e solo nell'aprile del 1973 viene lanciata la nuova stazione spaziale Salyut-2, senza successo a causa di problemi tecnici.

L'Unione Sovietica prosegue poi con le Salyut-3 (giugno 1974 - gennaio 1975), 4 (dicembre 1974 - febbraio 1977), 5 (giugno 1976 - agosto 1977), 6 (settembre 1977 - luglio 1982) e 7 (aprile 1982 - febbraio 1991).

Dalla Salyut-1 sino alla Salyut-5 il modello rimane praticamente identico: di dimensioni ridotte (circa 16 metri di lunghezza e con un diametro interno di 4,15 metri), un portello per l'aggancio delle capsule Soyuz, un corpo centrale abitato dove si trovano anche i pannelli solari, ed uno terminale dove prendono posto i propulsori ed altra strumentazione.

Con la Salyut-6 inizia la seconda generazione delle stazioni spaziali sovietiche, con possibilità di rifornimento di carburante e 2 portelli di attracco, uno a poppa e uno a prua, per permettere l'aggancio contemporaneo di navette Soyuz e/o Cargo Progress (navicella automatica di rifornimento) e quindi l'invio di equipaggi di ricambio senza mai lasciare abbandonata la stazione. È proprio nel gennaio del 1978 che si realizza per la prima volta l'aggancio con tre veicoli nel cosmo (Soyuz-27 - Salyut-7 - Soyuz-26).

 

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